Carpa comune
Carpa erbivora o Amur
Siluro
Luccio
Lucioperca
Tinca
Carpa argentata
Carpa macrocefala
Persico trota
Carpa di Prussia
Pesce gatto
la carpa specchio
la carpa regina

Carpa comune
(Cyprinus carpio)

Una intera famiglia di pesci trae il nome dalla carpa comune. Il termine latino è Cyprinus carpio, e i pesci della famiglia della carpa portano il nome di Ciprinidi. In più, un tipo d’acqua a corso lento tipica per la pianura viene chiamata l’acqua delle ciprinidi. All’interno di questa famiglia di pesci esistono centinaia di speci di pesci che vivono nella parte sud d’Europa e nelle acque dolci dell’Asia, dell’America e dell’Africa. La loro caratteristica comune è l’assenza dei denti dentro la mascella, al posto dei quali hanno all’interno da tutte e due le parti della faringe un osso (“l’osso faringeo”) sul quale si trovano un paio di dentini che masticano e spingono il cibo lungo la superficie faringea, sbriciolandolo e sminuzzandolo.

Da noi si possono trovare le carpe fluviali (selvatiche) e le carpe addomesticate o cosiddette le carpe da peschiera. Si differenziano per la loro struttura corporea, visto che la carpa da peschiera ha il corpo più compatto e il dorso più alto di quello della carpa fluviale. Nelle peschiere esistono anche le carpe completamente squamose, le carpe dalle squame più grosse sui fianchi, e quelle con meno squame disposte lungo il dorso dalla testa fino alla coda con inoltre dei gruppetti di squame nella zona della coda disposte in modo irregolare, si trovano anche le carpe completamente prive di squame.

Dimora nelle acque stagnanti e in quelle a corso lento. È diffusa in Europa e in Asia. Da noi è presente in tutti i bacini.

La carpa va in fregola soprattutto in maggio e in giugno, ma se l’anno è freddo la stagione della fregola si allunga. Già all’età di tre anni la carpa è pronta per la riproduzione. Tiene tante uova, ma esistono anche tanti predatori che attaccano queste uova. I maschi e le femmine cercano insieme dei posti adatti alla fregola – dove l’acqua è bassa e la vegetazione spessa. Le femmine posano le uova sulla carice e sulle erbe, e il maschio la segue per poi fecondare le uova. Entro 2-3 giorni escono delle larve che crescono molto velocemente, per raggiungere in autunno la lunghezza di 10, 11 cm. Il secondo anno di vita possono raggiungere 1-1,5 kg di peso, il terzo anno fino ai 4 kg, per arrivare in quarto anno di vita ai 4-7 kg. Sembrerebbe che la carpa sia un pesce d’indole buono, ma molto prudente e abile nei momenti del pericolo. Se viene catturata con la rete, cerca di passarle sotto o di saltarla. Le carpe ricordano i punti dove vengono nutrite, sono tenaci e resistenti, perciò sono capaci di sopravvivere anche senza l’acqua. Viene pescata in vari modi usando diverse esche. Dai vermi, ai bachi, al pane, al mais e alla cosiddetta “polenta”, fino alle tecniche più sofisticate come per esempio la tecnica “boilies”.

Il periodo migliore per la pesca è la mattina e verso sera, quando le carpe si uniscono nei stormi e si muovono in cerca del cibo. I mesi migliori per la pesca sono tra il luglio e l’ottobre.

La carpa comune ama soprattutto i punti calmi e profondi dei laghi e dei fiumi. Durante le ore più calde si ritira nell’ombra o sotto le ninfee e altre piante acquatiche nei pressi della superficie dell’ acqua. Da noi si possono trovare gli esemplari molto grandi che raggiungono spesso oltre i 20 kg di peso.

La carpa è uno dei pesci che ogni giorno ritornano nello stesso punto se lì trovano il cibo. Perciò i pescatori che intendono pescare la carpa per alcuni giorni prima della pesca buttano il cibo nello stesso punto dove poi andranno a pescare.

La carne della carpa è gustosa, anche se certe volte troppo grassa e con odore del fango. In quel caso la carpa viene tenuta per un po’di tempo nell’acqua pulita dopo di che l’odore sparisce.

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Carpa erbivora o Amur
(Ctenopharyngodon idella)

Appartiene all’ordine di Cyprinoformes, il sottordine di Leuciscinae. Il nome Amur ha avuto secondo il nome di un fiume asiatico che divide in parte l’ex SSSR dalla Cina. L’amur vive nella parte alta e nella parte media del corso di questo grande fiume. In Cina si trova nel Fiume Giallo e nel Fiume Rosso. Il corso di queste acque nella parte alta è veloce e precipitoso per poi dilagare nella parte più bassa allagando le vaste aree. La femmina dell’amur posa le uova nei corsi d’acqua veloci, che poi vengono trasportate lungo la superficie fino alle zone allagate dove la temperatura dell’acqua va sopra i 20 °C; questo è importante per la schiusa delle uova e per ulteriore sviluppo dei piccoli pesci amur. Fa dai 30 000 ai 800 000 uova che fecondate scendono sulla superficie del fiume.

Il pesce amur ha un bel aspetto essendo strutturato in maniera regolare. Ha la fronte abbastanza larga e le squame belle grandi. Il dorso è verdastro, la parte laterale un po’ più scura, mentre il ventre è chiaro. La pinna dorsale e quella anale sono più scure, mentre le altre sono più chiare. Può raggiungere oltre un metro di lunghezza e una trentina di chili di peso. I piccoli dell’amur si nutrono di planconi, di larve e di piccoli granchi. Diventati grandi passano alla nutrizione vegetale. Crescono velocemente. I pesci di sei anni di età possono raggiungere i 5 kg di peso.

L’amur è stato diffuso prima nella parte europea dell’ex SSSR e da lì in Romania, in Bolgaria e in Ungheria.Una quarantina di anni fa i piccoli dell’amur sono stati portati in alcune peschiere dell’ex Jugoslavia dove hanno poi iniziato e continuato ad allevarli insieme alle carpe comuni.

Si nutre della vegetazione acquatica: le canne palustri, la brasca arrotondata, le lamiaceae, la conferva, l’elodea e la sala, inoltre mangia l’erba e i trifogli se gliela si da. È un vero erbivoro che cresce velocemente.

L’amur mangia tanta vegetazione acquatica al giorno, quasi tanta quanto pesa. Spesso viene usato nelle peschiere per la pulizia delle superfici troppo coperte dalle erbe acquatiche.

Ha la carne molto buona. Il problema, però, è la riproduzione naturale che nelle nostre condizioni climatiche risulta problematica. I buoni risultati si ottengono soprattutto con la riproduzione artificiale.

Il periodo della fregola naturale cade nel periodo quando i nostri fiumi non hanno la temperatura adatta alla fregola del pesce amur, perciò da noi la fregola avviene in modo artificiale nei fregolatoi.

L’amur è immune ad alcune malattie tipiche della carpa comune, anche se appartiene allo stesso ordine. Secondo le sue caratteristiche esterne è molto simile al nostro pesce cavedano, anche se i due si distinguono facilmente percé l’amur ha la testa più piccola. Nell’ex SSSR è diventato presto il pesce amato dai pescatori sportivi perciò è stato introdotto anche in alcune acque aperte.

Da noi è diventato l’abitante abituale delle acque chiuse. Di solito si tratta delle peschiere pubbliche, ricche di vegetazione acquatica.

I pescatori sportivi lo pescano usando i pezzi di canna, ma usano anche, come nella pesca alla carpa comune, il mais, la polenta e i metodi più moderni e più sofisticati come la pesca con “boilies”. È un pesce combattivo, e quando si sente catturato, lotta.

Come abbiamo potuto vedere da quanto detto prima, l’amur è un pesce economico ed addatto alla pesca sportiva, sempre più presente nelle nostre acque.

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Siluro
(Silurus glanis)

È l’unico rappresentante europeo di questa famiglia numerosa. Il siluro ha la testa grossa con la bocca grossa e i denti minuti. La testa è larga e piatta, gli occhi minuscoli e piccoli. Sul labbro superiore ha due grandi barbigli, e su quello inferiore ne ha 4 piccoli. Il corpo è senza squame e viscido, e si assottiglia e comprime sempre di più verso la coda. La pinna inferiore è molto sottile e si allunga fino all’estremità della coda. La pinna dorsale è corta. La parte superiore è di colore grigio-olivastro ed è scura, la parte inferiore è di color bianco sporco. Spesso ha delle macchie irregolari su tutto il corpo. Insieme allo stornione e la murena è tra i pesci fluviali più grandi e può raggiungere sopra i 300 kg di peso.

Vive nei grandi fiumi dell’Europa centrale, orientale e del nord. Da noi è presente nel bacino del Danubio. Il siluro è il pesce solitario e non si muove nei gruppi. Preferisce i buchi tranquilli nella profondità in mezzo al corso del fiume o sotto gli argini nascondendosi sotto i tronchi ed i ceppi. Va in fregola dal maggio fino al luglio nei punti bassi del fiume. La femmina depone il fregolo appiccicoso sulla vegetazione acquatica. In questo periodo il maschio e la femmina si ritrovano e nuotano insieme. Se il livello d’acqua è buono, i piccoli siluri crescono velocemente. Il siluro è il predatore notturno, sebbene si sposti anche di giorno quando l’acqua diventa più alta e torbida. È noto che il siluro d’estate va in cerca del cibo durante i temporali, gli acquazzoni ed i tuoni. Quando va in cerca di cibo si sposta lungo le correnti più forti e va anche nei posti dove l’acqua bassa.

Il siluro è vorace e attacca tutto quello che si muove. Si pesca con degli arnesi resistenti e forti, con il nylon spesso e l’amo grande. Di notte come richiamo si mettono un mucchio di vermi, le sanguisughe e il pesce vivo. Se si pesca tirando ( a“spinning”) si usa la lenza robusta e le piccole ma pesanti esche di metallo luciccante che si trascinano sul fondo, laddove la corrente va dal bassofondo verso le profondità.

Si pesca anche a cosiddetta “pertica”. Il pescatore lascia che l’acqua porti il battello lungo la parte centrale del fiume, in mano tiene una corda resistente con il grillotalpide o il pesce e nello stesso tempo con una pertica di legno (simile alla parte superiore della bottiglia) percuote l’acqua, creando dei svuoni che si sentono a centinaia di metri di distanza. Il siluro va nella direzione del suono, vede l’esca e l’abbocca, ma il riuscire di tirarlo fuori dall’acqua dipende dall’abilità del pescatore e dalla grandezza del siluro. Si pesca anche usando le rane, le conchiglie, le budella della gallina o altra esca simile. Se il siluro prende l’esca, di solito la ingoia insieme all’amo. Mentre è in acqua è molto forte e combattivo, quindi è neccessario investire molte energie per tirarlo fuori. Bisogna fare le manovre pazientemente e lentamente affinché il siluro si stanchi, e solo allora lo si tira fuori, perché ogni movimento forzato può portare alla perdita dell’esemplare. Si consiglia l’uso dell’ uncino per tirare il siluro fuori dall’acqua. Il siluro non ama il freddo, e l’inverno passa sotterrato sotto il fango. Quando le acque torbide primaverili si alzano, si alza anche il pesce siluro. Nel periodo che va dall’inizio dell’ estate fino all’inizio del periodo invernale il siluro abbocca meglio.

La carne è squisita e ha poche lische.

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Luccio
(Esox lucius)

Il corpo di luccio è addattato e strutturato per il nuoto veloce a scopo della maggior velocità nella presa della preda. È lungo e snello, ha la testa piatta, il becco appuntito con dei denti robusti e acuminati, e una volta preso il pesciolino non lo lascia più. È di color verdastro, di lato ha delle macchie giallastro-bianche, e le squame piccole. Il ventre è bianco, e il dorso verde-scuro; gli occhi sporgenti e la pinna dorsale posta inddietro. Mentre nuota velocemente le pinne laterali stanno molto attaccate al corpo. Cresce fino ai 15 kg di peso. Si mantiene verso la superficie dell’acqua dove sta in agguato aspettando i pesci piccoli. Il luccio è presente in quasi tutta l’Europa, tranne in Spagna e al sud dell’Italia. È frequente soprattutto in Nord America, e in Europa si trova in Scandinavia, in Russia e in Siberia. È difusa anche in Asia.

Il luccio è un pesce conosciuto che vive nelle acque a corso lento. Per lo più lo si trova nei pantani, nelle fosse e nei bracci tranquilli dei nostri fiumi.

In Scandinavia e in Siberia il luccio può raggiungere più di 2 metri, e fino a 30 kg di peso.

Il luccio va in fregola dal mese di febbraio fino ad aprile sulle sponde erbose dove l’acqua è bassa, e la femmina viene raggiunta da uno o due maschi. La femmina di 2-3 kg di peso fa 100 000 uova di 3 mm di grandezza. Le uova si schiudono dopo 2-3 settimane, dipende dalla temperatura dell’acqua, ma la maggior parte dei piccoli non sopravvivono perché vengono mangiati dai lucci stessi. Il luccio si addatta bene all’allevamento artificiale delle peschiere. Percepisce il movimento dei piccoli pesci non tanto con la vista quanto con una riga posta lateralmente sul corpo. È stato notato che reagisce al color rosso, e quindi attaccherà prima l’esca artificiale con un po’di filo di lana rosso che quelle senza. Il luccio vive tra le erbe, le ninfee, i tronchi e i ceppi dove aspetta i pesci piccoli. Negli ultimi anni il luccio è anche da noi una specie prottetta durante il periodo di fregola perché a causa della sua voracità spesso si attacca alle esche con il pericolo che ne diminuisca il numero se non si bada anche al sostegno della loro specie.

Non è raro il caso che il luccio pescato con l’esca artificiale abbia ancora in bocca la coda del prima catturato e divorato pesciolino. Per noi pescatori sportivi, il luccio è un divoratore interessante che ci offre occasione per tanti piacevoli momenti nella pratica di questo sport. Cresce velocemente e quando le condizioni sono buone può in un anno raggiungere i 30 dkg di peso, nel secondo anno di vita raggiunge fino ai 3 kg, e continua a crescere sempre più velocemente. Attacca tutto quello che si muove in acqua, tranne le lumache, e dicono la tinca. Il luccio d’inverno e in primavera cattura i pesci piccoli verso la sera, d’estate notevolmente più tardi. Durante tutto l’anno va nel tardo pomeriggio e verso sera in ricerca di cibo. Esce nei posti dove l’acqua e bassa e dove stanziano le alborelle e altri piccoli pesci, specialmente vicino ai abbeveratoi, sulle sponde basse e dove la corrente è più forte ed impedisce il movimento veloce dei pesci più piccoli. Attacca anche la rana e il topo, in caso gli passino vicino. Lo peschiamo tirando (a “spinning”), con la pesca a fondo usando il galleggiante e il piombo più grosso (il cosiddetto metodo “na raub” e “na grund”) e l’esca viva. Qualche volta può attaccare anche il verme, specialmente se l’acqua è torbida. Per quanto riguarda l’esca artificiale è meglio usare quella più grande (10-12 cm calcolando anche i tre uncini sulla coda). Nelle acque limpide è meglio usare l’esca artificiale color giallo, e in quelle più torbide le esche artificiali color biancastro-argento. Sono utili anche le esche spinner più grandi, numero 5 o 6. La lenza deve essere forte. Nelle pantane e altre acque stagnanti è utile usare l’esca artificiale di forma simile al topo con la codina. Nelle acque più profonde si pesca con la treccia multifibra (“copf”), sulla quale il luccio va volentieri. Per il terminale per la pesca di luccio va usata la lenza d’acciaio leggero o i terminali già predisposti fatti di filo per la pesca a fondo, perche il luccio spesso taglia nylon. I buoni risultati si ottengono anche con la tecnica a “spinning” usando per l’esca l’alborella legata direttamente sul “sistema”. Quando si pesca con l’esca artificiale o con l’esca morta legati al “sistema” è neccessario tirare l’esca perché il luccio non le si avvicini troppo.

Succede spesso che il luccio segue il richiamo, ma non lo attacca, in quel caso bisogna aumentare il movimento dell’esca artificiale, e assolutamente non diminuirlo. Se rallentiamo il movimento dell’esca, il luccio non abboccherà di sicuro, perché l’esca naturale non si comporta in quel modo. Invece se velocizziamo il movimento, la possibilità che il pesce abbocchi è di 50:50.

Quando si pesca con la tecnica della pesca a fondo è importante conoscere bene le acque dove si pesca. Il pesciolino bisogna fissare una o due spanne dal posto più profondo dove è possibile che si trovino i lucci più grandi che essendo più pigri di solito si trascinano sul fondo. Quando il luccio abbocca il pesciolino fissato sulla lenza addatta alla pesca a fondo, di solito lo abbocca di traverso, e poi in bocca lo gira e lo ingoia.

Non deve essere sempre così, ma di solito lo è. Nel momento in cui il luccio ingoia l’esca, il galleggiante affonda. I pescatori sbagliano quando tirano la lenza nel momento in cui il galleggiante affonda. Nel momento in cui il luccio sente la tensione cerca di sputtare la preda e di scappare, e noi rimaniamo senza il pesce. Bisogna aspettare un momento dopo che il galleggiante affonda per la prima volta. Il galleggiante prima vibra sull’acqua, poi se il luccio gira l’alborella in bocca e comincia ad ingoiarla, si avvierà verso il fondo – in quel momento bisogna tirare. Ci sono diversi casi – si può tirare anche più volte dopo che il galleggiante affonda se i tre uncini sono abbastanza grandi da aggancciare subito il luccio per il becco. Il luccio pescato bisogna togliere dall’amo con delicatezza, per non tagliarci sui suoi denti agguzzi. È meglio usare l’attrezzatura addatta per lo sgancio del pesce dall’amo.

Il luccio che vive nelle acque pulite e trasparenti è molto buono da mangiare e la sua carne non sa di fango.

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Lucioperca
(Stizostedion lucioperca)

Ha il corpo di forma cilindrica, snello ed allungato. La pinna dorsale è fatta in due parti, le squame piccole e sode. Il dorso è scuro, e i fianchi verdastri con dalle 8 alle 12 linee scure, la pancia è biancastra. I denti sono aguzzi, ma meno di quelli del luccio, anche la bocca è più piccola, e la faringe stretta. Per questo attacca i pesci più piccoli di quelli che caccia il luccio. Arriva ai 15 kg di peso. Vive nei fiumi dell’ America e nei laghi di tutta l’Europa centrale e orientale, e in Asia.Si può trovare anche nei laghi filandesi fino ai 64° di latitudine al nord, e nei fiumi asiatici del bacino del Mar Nero, del Mar Caspio, Lago Aral e nel Mar d' Azov. Da noi vive nel bacino del Danubio e nei laghi della pianura Panonica.

Il lucioperca ama acque profonde, pulite e correnti, e il fondale ghiaioso. Vive anche nell’acqua torbida (Danubio). Non ama i fondali morbidi e fangosi, ma nemmeno l’acqua troppo veloce o troppo fredda. La temperatura ideale dell’acqua è dai 10 ai 18 °C.

In fregolo va tra l’aprile e il giugno, e la femmina posa il fregolo appiccicoso sulle erbe acquatiche. Il fregolo del lucioperca è più piccolo di quello del persico trota. Il maschio, dopo aver fecondato il fregolo, lo custodisce per un po’ di tempo. I piccoli si nutrono inizialmente con i zooplanctoni, ma già dopo il primo anno di vita cominciano a nutrirsi di piccoli pesci. Il periodo migliore per pescarlo va dall’agosto al novembre, la mattina e verso sera. Il lucioperca è pauroso e si muove di notte. Si pesca sul fondo usando l’amo piccolo e la lenza più sottile. Quando si pesca a passata bisogna tirare l’esca artificiale verso il fondo usando quelle più leggere e sottili. È sufficiente avere un uncino a tre punte. Non è neccessario avere i terminali in metallo per catturare il lucioperca. Il lucioperca è un pesce delicato e non è difficile tirarlo fuori. Si è dimostrato che mettendo del pesce tagliato a metà sull’amo porta ai migliori risultati nella pesca. È probabile che i migliori risultati siano dovuti al fatto che il lucioperca avendo un buon olfatto viene più facilmente attirato dal profumo di sangue. Bisogna prendere gli affondatori di piombo un po’ più grossi, secondo la forza delle correnti d’acqua, per tener l’esca posizionata vicino il fondale, bisogna usare i terminali un po’ più lunghi legati con i “wobbler” e infine con l’amo sul quale mettiamo metà dell’alborella tenendo la coda verso l’alto, l’amo deve essere infilato verso la fine della metà del pesce, ma senza che la punta esca fuori. Il metodo più comune nella pesca del lucioperca è usare il galleggiante leggero e i pesciolini vivi, ma questo è possibile solo nelle acque con le correnti meno forti. Il galleggiante deve essere leggero affinché il lucioperca lo possa tirare con più facilità, perché se sente la tensione troppo forte tende a staccarsi dall’esca.

Il lucioperca ha la carne eccellente e contiene poche lische, perciò è un pesce ricercato e costoso.

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Tinca
(Tinca tinca)

Ha il corpo abbastanza basso e la coda corta ma forte con intaglio poco profondo. La bocca è piccola e negli angoli ha un paio di barbigli. Le squame sono piccole, la pelle grossa è viscida. La linea che ha sui fianchi è piena e si alza leggermente nella parte anteriore verso la testa. Il dorso è verde scuro oppure completamente scuro, i fianchi e la pancia sono o verde-scuri o di color giallo-oro, che dipende dal colore e dalla limpidità dell’acqua nella quale vivono. Vive nelle acque stagni o a corso lento dell’Europa, ricche di vegetazione, di fango e di argilla.

Di solito arriva ai 2 kg di peso. Va in fregola dal maggio al giugno e posa il fregolo sulle erbe acquatiche. L’inverno passa nascosta dentro il fango e appartiene a quelle speci che possono vivere con un basso percentuale dell’ossigeno nell’acqua.

Come la carpa comune si nutre dei piccoli animaletti e i molluschi dal fondo. Si nutre intesivamente solo d’estate, d’inverno invece consuma quello che ha accumulato prima.

È un pesce abbastanza calmo. Si pesca come la carpa con i galleggianti e gli attrezzi da pesca con l’amo, di solito in primavera, il verme invece accetta piano e con prudenza.

Più trasparente è l’acqua, più si ritira verso il centro del letto del fiume, se no, si nasconde tra le erbe e altra vegetazione acquatica. La tinca pescata è combattiva, perciò bisogna pescarla usando l’attrezzatura robusta.

La carne è grassa e gustosa, specialmente se proviene dalle acque correnti, perché in quel caso non ha l’odore di fango.

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Carpa argentata
(Hypophtalmichthys molitrix)

Viene chiamata anche il temolo russo. Ha il corpo alto e la testa larga. Gli occhi sono posizionati in basso verso la bocca. Sul ventre è presente una carena di squame dure che va dalla gola all’apertura anale. Le pinne laterali arrivano fino a quelle del ventre. Il dorso è grigio-verdastro e i fianchi argentati. Di lunghezza può arrivare fino ad un metro e può raggiungere sopra i 20 kg di peso. Nelle aree più al sud è maturo per la riproduzione dopo i tre anni di età. In fregola va d’estate, dal giugno all’agosto, quando la teperatura dell’acqua va dai 26 ai 30°C. Da noi si riproduce soltato in modo artificiale nei fregolatoi, come anche la carpa macrocefala. Come il pesce amur è originaria dell’ Asia e della Cina.

La femmina posa più di 500 000 uova che sono semipelagiche, come quelle dell’amur, e galleggiano nell’acqua. I piccoli si nutrono di zooplanctoni, ma come crescono passano ai fitoplanctoni. Ha buone prospettive d’allevamento, perciò sono sempre più frequenti gli allevamenti della carpa argentata anche da noi. Le branchiospine si sono unite crescendo è creano una specie di rete. Nelle peschiere e nelle acque stagnanti abbocca il cibo granuloso, il verme e le larve.

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Carpa macrocefala
(Aristichthys nobilis)

A differenza della carpa argentata non ha la carena di squame sul ventre, ha la testa più grande, ed è di colore più scuro. Sulle parti laterali ha le chiazze irregolari e scure. Cresce più velocemente della carpa argentata e si ciba sia con i zooplanctoni sia con i fitoplanctoni. Ha ottima carne, come la carpa argentata. È originaria della Cina, ed è stato introdotto nelle peschiere ungheresi già nel 1963., e da li è arrivato fino alle nostre peschiere.

In Ungheria raggiunge la maturità riproduttiva verso i sei, sette anni, ma la fregola viene indotta in modo artificiale, perché naturalmente, come anche la carpa argentata, avrebbe bisogno di elevata temperatura dell’acqua. Nella pesca si usa qualche volta il verme, ma bisogna avere l’attrezzatura robusta per pescarla. I nostri pescatori popolano le peschiere pubbliche con i piccoli della carpa macrocefala. Da noi raggiunge i 20 kg di peso, e nella patria arriva fino ai 40 kg.

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Persico trota
(Micropterus salmoides)

Il persico trota è di color verde-olivastro, ha il dorso scuro e il ventre più chiaro. Lungo i fianchi e sul dorso presenta delle macchie irregolari nerastre. Ha la testa grande. In fregola va in maggio e in giugno quando la temperatura dell’acqua nei punti più bassi è di 16°C. La femmina adulta ha, a seconda della grandezza dai 2000 a sopra i 20 000 di fregolo. Il fregolo e i piccoli dopo la schiusa sono custoditi dai genitori. Ama l’acqua stagna o a corso lento e piuttosto calda. È originario delle acque dolci del Nord America e dell’America Centrale.

In Croazia è stato introdotto un centinaia di anni fa in alcune peschiere. Dalle peschiere scappava verso le acque aperte, ma quando sessanta anni fa hanno smesso di allevarlo nelle peschiere, è sparito anche dalle acque aperte. Trenta anni fa sono stati portati dalla Francia di nuovo i piccoli del persico trota e li hanno inserito in alcune peschiere. Si può trovare in alcuni bracci del fiume Drava dove arriva dagli allevamenti ungheresi. Si pesca d’estate la mattina e la sera quando la temperatura dell’acqua va dai 18 ai 23 °C, ed è quando abbocca meglio. Si pesca usando il cosiddetto “spinner” di misura più piccola e altre moderne esche artificiali – è molto combattivo. In America raggiunge una decina di chili, da noi circa due chili.

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Carpa di Prussia
(Carassius Auratius Gibelio)

La carpa di Prussia è diventata la specie più diffusa delle nostre acque. Da noi è apparsa fine anni 70 del secolo scorso.

La sua patria è la Cina, da dove si è diffusa nelle acque di una vasta zona dell’Asia orientale e di Siberia. Nella parte europea dell’ex SSSR è stata portata nel 1948, da dove si è diffusa velocemente verso ovest, diventando, da un pesce quasi sconosciuto, una specie invasiva della popolazione allargata.

Da allora la sua popolazione è in costante crescita a spese del pesce carassio con il quale si può accoppiare; anche la carpa comune è minacciata. A causa della numerosa popolazione della carpa di Prussia nel fiume Kupa, non c’è un periodo quando la sua pesca viene proibita.

Il peso medio della carpa di Prussia va dai 300-500 g, ma è possibile pescare anche gli esemplari di 2-3 kg.

La carpa di Prussia è un pesce che ama i fondali dove si nutre con le parti delle erbe e con i piccoli animali. La sua diffusione è dovuta alle caratteristiche speciali che possiede e alla resistenza alle condizioni sfavorevoli (una quantità minore dell’ossigeno nell’acqua e le grandi oscillazioni delle temperature).

È capace di sopravvivere nelle acque completamente ghiacciate, e durante i mesi di siccità si interra sopravvivendo così anche ad un completo prosciugamento dei pantani e dei laghi.

Habitat e comportamento
La carpa di Prussia ama soprattutto le acque stagni ricche di vegetazione acquatica. Le piante acquatiche sono un riparo naturale dai diversi predatori, e sono posti ricchi di cibo naturale. Nelle acque con meno vegetazione la carpa di Prussia dimora lontano dalle sponde nelle profondità e vicino al fondale. Oltre alle acque dolci la si può trovare anche nelle acque salastre (da noi nei fiumi del bacino Adriatico).

Alimentazione
La carpa di Prussia è onnivora. Si nutre soprattutto degli invertebrati acquatici che si trovano sul fondo, ma anche delle piante acquatiche. Durante l’inverno non si nutre, ma entra in ibernazione. Oltre al cibo che trova nel suo habitat accetta tutto quello che le si butta nell’acqua: il pane, il mais, il grano, i vermi, le bache...

La carpa di Prussia si nutre sui fondali e lì si pesca. Prima bisogna trovare dove sono posizionati i stormi della carpa di Prussia, e ciò si vede dalle piccole bolle che appaiono sulla superficie dell’acqua. La mattina e la sera si avvicinano alle sponde per nutrirsi con le piante litoranee, durante il giorno invece bisogna cercarli nei punti distanti dalle sponde dove l’acqua è più profonda.

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Pesce gatto
(Ictalurus nebulosus)

In Europa e nelle nostre acque è stato portato più di 70 anni fa dall’America. Lo chiamano anche il pesce gatto nebuloso, e in Croazia viene chiamato inoltre: abisinac, američki patuljasti somić, cvergl, terpan, bulec, terpeš, šuća, manjov...

Si trova in tutte le acque della pianura ed è stato portato in molti canneti, pantani e nei vecchi bracci di fiume. In caso si trovi nelle peschiere è la minaccia per i piccoli e per i fregoli delle altre speci, soprattutto della tinca. È particolarmente resistente. Nei giorni di siccità gli basta un po’ di fango per sopravvivere fino all’arrivo della pioggia e dell’acqua. Può resistere senza cibo per giorni. Sopporta bene la brina e il freddo.

La forma del corpo del pesce gatto assomiglia al corpo del siluro, però si tratta delle speci completamente diversa tra di loro, che è visibile da tante cose. Nelle nostre acque raggiunge a difficoltà i 600 grammi di peso, sulla testa ha quattro barbagli, e sul dorso le pinne grasse caratteristiche per i pesci salmonidi, anche se non appartiene a questa cattegoria. La pelle è liscia senza le squame, è di colore grigio-marmo o scuro, ciò dipende dall’ambiente dove vive, il ventre è di color bianco-sporco. Sulle pinne dietro la testa e lungo il dorso ha una spina appuntita alla quale bisogna stare molto attenti. In caso della puntura provoca un forte dolore e sanguinamento.

Vive nei stormi. In fregola va in maggio e in giugno. La femmina nei nidi precedentemente bene preparati depone fino a 13.000 uova. Anche se il pesce gatto appartiene alle speci rapaci, custodisce con cura i suoi piccoli.

Il pesce gatto ama i fondali e in cerca del cibo va di notte, lo stesso lo si pesca bene anche di giorno. Il cibo prende anche quando è sazio. L’esca prende di scatto e voracemente, ingoiando bene l’amo. Pone tanta resistenza mentre lo si tira fuori. Siccome non raggiunge grandi dimensioni, lo si tira sulla sponda o sulla barca con facilità. Gli esemplari di 300-400 grammi vengono ritenuti molto buoni. La carne è molto gustosa, sia fatta arrosto sia fritta. È eccezionale nelle minestre di pesce (cosiddeto “fish paprikaš”), perché la sua carne ha alto valore calorico.

Pescato produce dei suoni che assomigliano allo sfrigolare o allo stridore. Allora le pinne con la spina sono raddrizzate e pronte per pungere. Per questo bisogna toglierlo dall’amo con molta prudenza. Si pesca usando l’attrezzatura leggera e gli ami di piccole dimensioni, senza i galleggianti, a fondo con il piombo che scorre (a passata).

Le esche: i vermi rossi e da pioggia, la lumaca, i pezzi del pesce e della carne fresca o affumicata, le code dei gamberi, la pancetta e le piccole sanguisughe.

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